Paragoni impropri

Come non capire niente dello scontro in Ucraina

Può anche essere che Putin, come leggiamo in un editoriale del “sole 24 ore” firmato da Alberto Negri sia “un Milosevic più pericoloso e potente”. Molto più difficile invece che l’Ucraina possa essere considerata una sorta di “super-Jugoslavia”, perché, insomma, se i tratti personali possono assimilarsi, le storie di Ucraina e Jugoslavia sono inavvicinabili. Tracciare un parallelo come vorrebbe fare chi vuole armare l’Ucraina di Kiev contro i ribelli dell’Est appoggiati da Mosca, non “può sembrare calzante”, al contrario di quanto crede Negri, può invece rischiare di non far capire niente. Perché un conto è liquidare l’eredità di Tito e di una Jugoslavia dove convivevano popoli e nazioni diverse con religioni diverse e una ambizione nazionalista repressa, pensiamo solo alla storia della Croazia, uno completamente diverso è dipanare il contenzioso russo sull’Ucraina che vige dai tempi degli zar e non dal momento dei formidabili successi conseguiti dal maresciallo Tito, che era appunto un croato. Per cui, se nell’ex Jugoslavia, come diceva Milovan Gilas, “si stavano regolando i conti della seconda guerra mondiale”, in Ucraina devono essere ancora regolati quelli della prima per non parlare dei secoli precedenti. Nel 1708 ricordiamo la rivolta dell’atamano Mazzeppa che venne repressa da Pietro il Grande. Nel 1764 lo Stato cosacco fu soppresso da Caterina seconda e annesso all’impero russo. Come si può pensare un qualche collegamento fra la storia ucraina e quella dei Balcani, senza commettere un errore grossolano? I ribelli russi, vogliono quello che gli ucraini volevano da tre secoli a questa parte l’indipendenza. Sono gli ucraini, non i russi a volere semmai la pulizia etnica. Questo è quello che non si capisce: i rapporti di forza numerica sono a vantaggio degli ucraini rispetto ai russi, cosa che non era per le altre popolazioni della federazione jugoslava rispetto ai serbi. Tanto che mosca ha puntualmente applicato il diritto del Kosovo all’autodeterminazione per giustificare la protezione delle minoranze russe e l’intervento in Crimea. Vi sarebbe anche da dire che il difetto della parola data è stata dell’Occidente ai russi e non l’inverso. Fu Bush senior a promettere a Gorbaciov nel ’91 che la riunificazione tedesca non avrebbe portato la Nato oltre la vecchia cortina di ferro. Ora vogliamo l’Ucraina nella Nato insieme all’Ungheria, la Polonia ed i paesi baltici e quant’altro. Quali patti dovrebbe rispettare Putin in queste condizioni? Allora se abbiamo deciso a Washington e a Londra, che l’Ucraina rivesta un valore formidabile per le sue ricchezze naturali e che in quanto tali deve entrare nella confederazione europea che invece ne è pressoché priva e questo corrisponde ad un desiderio della popolazione ucraina, benissimo, procediamo. Ma invece di voler fare la guerra alla popolazione russa che è sul territorio, offriamogli almeno l’indipendenza.

Roma, 11 febbraio 2015